Venezia 65: Pranzo di Ferragosto – Rachel getting married
Settimana Internazionale della CriticaPranzo di Ferragosto, di Gianni Di Gregorio Gianni, figlio unico di madre vedova, vive con sua madre in una vecchia casa nel centro di Roma. Tiranneggiato da lei, nobildonna decaduta, trascina le sue giornate fra le faccende domestiche e l’osteria. Il giorno prima di Ferragosto l’amministratore del condominio gli propone di tenere
Settimana Internazionale della Critica
Pranzo di Ferragosto, di Gianni Di Gregorio
Gianni, figlio unico di madre vedova, vive con sua madre in una vecchia casa nel centro di Roma. Tiranneggiato da lei, nobildonna decaduta, trascina le sue giornate fra le faccende domestiche e l’osteria.
Il giorno prima di Ferragosto l’amministratore del condominio gli propone di tenere in casa la propria mamma per i due giorni di vacanza. In cambio gli scalerà i debiti accumulati in anni sulle spese condominiali.
Fino a questo punto la vicenda personale dell’autore ed interprete del film, Gianni Di Gregorio, coincide perfettamente con la finzione scenica. Però, mentre nella realtà l’uomo rifiuto la proposta, il protagonista sullo schermo decide di accettarla ed accoglie in casa non solo la madre, ma anche la zia dell’amministratore. A loro si aggiungerà poi, a complicare ulteriormente la situazione, anche la mamma del medico di famiglia.
Decisamente una delle pellicole migliori presentate quest’anno in Mostra. Originale, divertente e tenera, tratta temi difficili e delicati come quelli della vecchiaia e della solitudine senza inciampare nell’ovvio o nella commiserazione. Girato in pochi giorni e con pochi mezzi, si potrebbe definire il film come un pezzo di artigianato particolarmente ben riuscito. Le quattro straordinarie signore protagoniste, non sono attrici protagoniste ma possono vantare un carisma ed una presenza scenica da vendere.
Venezia 65
Rachel getting married, di Jonathan Demme
La sceneggiatura – scritta da Jenny Lumet (figlia di Sidney) – è stata scelta da Jonathan Demme per l’evidente disinteresse per le regole classiche, il desiderio di non rendere piacevoli i personaggi in senso convenzionale e l’approccio coraggioso alla verità, al dolore e all’umorismo.
Quando Kym (Anne Hathaway) esce dal centro di riabilitazione per tossicodipendenti e torna a casa per il matrimonio della sorella Rachel (Rosemarie Dewitt), porta con sé una lunga storia di crisi personali, conflitti familiari e tragedie. I membri della famiglia, seppur molto uniti, sono ossessionati dalla morte del fratello minore e Kym rappresenta un catalizzatore per le tensioni a lungo sopite nelle dinamiche familiari.
Ottime le prove attoriali di Anne Hathaway (fino all’ultimo istante era considerata la favorita per la vittoria della Coppa Volpi) e Debra Winger, molto interessante lo stile di regia utilizzato da Demme, quasi documentaristico, improvvisato e senza prove, inteso a ricreare quello che potrebbe essere il filmino amatoriale del matrimonio, girato da uno degli invitati.