Venezia 65: The Hurt Locker – The Wrestler
Venezia 65The Hurt Locker, di Kathryn Bigelow A distanza di sei anni da K-19, Kathryn Bigelow torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con una storia nuovamente tutta al maschile, che parla di guerra e della pericolosa dipendenza psicologica che questa genera. Un’adrenalinica partita a scacchi con la morte, una guerra dove spesso il
Venezia 65
The Hurt Locker, di Kathryn Bigelow
A distanza di sei anni da K-19, Kathryn Bigelow torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con una storia nuovamente tutta al maschile, che parla di guerra e della pericolosa dipendenza psicologica che questa genera. Un’adrenalinica partita a scacchi con la morte, una guerra dove spesso il nemico non ha volto, potrebbe essere chiunque e non risparmia nessuno. Lo scenario è quello attualissimo del conflitto iracheno, visto in modo poco imparziale, forse, ma nemmeno eccessivamente americanofilo.
Alla Bigelow va reso il merito di aver confezionato una pellicola d’azione epurandola della sensazionalità fine a sè stessa propria della stragrande maggioranza dei film di genere e di aver, invece, indugiato su sguardi, momenti di riflessione e silenzi molto eloquenti. Ha dichiarato la regista: “la paura si è fatta una cattiva fama ma io non credo che sia meritata. La paura è chiarificatrice. Ti obbliga a mettere davanti le cose importanti e tralasciare quelle insignificanti.”
I protagonisti sono tre soldati dell’esercito statunitense, quattro ‘sminatori’ che mettono in gioco ogni giorno la propria vita, con un misto di coraggio, rassegnazione ed incoscienza. Tutto il film è pervaso da un pesante senso di morte incombente, di angoscia e di suspence che non permette allo spettatore di distrarsi. Molto bravi gli interpreti Jeremy Renner, Anthony Mackie e Brian Geraghty; abbastanza superflui i cammei di lusso di Guy Pearce, Ralph Fiennes e David Morse (due battute di numero a testa…)
The Wrestler, di Darren Aronofsky
Lo hanno già detto in molti: quello di Randy “The Ram” Robinson è il ruolo migliore dell’intera carriera di Mickey Rourke, che in molti consideravano ormai un interprete finito. Forse proprio il suo essere ‘sul viale del tramonto’, così come la sua sfortunata carriera di pugile professionista, lo hanno aiutato a calarsi fino in fondo nei panni di questo protagonista solo e sconfitto dalla vita. Non mi stupirebbe se Rourke si aggiudicasse una nomination ai prossimi Oscar…
Più che sull’ottima regia di Darren Aronofsky, The Wrestler si regge principalmente sulla bravura dei componenti principali del cast. Anche le due interpreti femminili della pellicola, Marisa Tomei (a cui andrebbero fatti i complimenti anche per l’invidiabile fisicità) ed Evan Rachel Wood, meritano le nostre lodi. Entrambe ci regalano delle performance intense e commoventi, l’una nel ruolo di una spogliarellista con il cuore grande, non più giovanissima e con un figlio a carico, l’altra in quello di una figlia abbandonata, ferita e piena di rancore.
Ormai i giochi sono fatti e si conosce il verdetto della giuria veneziana che ha giudicato The Wrestler come il migliore fra i film presentati quest’anno in concorso. Buffo, considerando che è stato il penultimo film ad essere proiettato e – sicuramente – uno fra quelli verso i quali si nutriva la minore aspettativa.