Home Venezia 66: ai nastri di partenza

Venezia 66: ai nastri di partenza

Inizia Venezia. Paolo Baratta ha assicurato che la Mostra sarà quest’anno più efficiente ed ospitale rispetto alle passate edizioni. Lo speriamo, perché al Lido non si guardano solo film, ma si vive anche per 11 giorni. Ed essere divorati dalle zanzare (se non c’eravate, fatevi raccontare i primissimi giorni della passata edizione da chi li

1 Settembre 2009 21:39

Venezia 66: ai nastri di partenzaInizia Venezia. Paolo Baratta ha assicurato che la Mostra sarà quest’anno più efficiente ed ospitale rispetto alle passate edizioni. Lo speriamo, perché al Lido non si guardano solo film, ma si vive anche per 11 giorni. Ed essere divorati dalle zanzare (se non c’eravate, fatevi raccontare i primissimi giorni della passata edizione da chi li ha vissuti in prima persona…) non è una bella esperienza.

Ma a parte gli scherzi, domani inizia il Festival di Venezia e già si fanno i nomi dei possibili film-scandalo, delle tematiche che faranno da filo conduttore tra i film delle varie sezioni e gossip vari. In qualche modo, il sale di ogni mostra. Di cui tuttavia, scusate la punta di snobismo, qui ci interessa relativamente: a Venezia ci siamo sempre andati con la voglia di vedere film, sperando in una buona qualità.

E mentre si fanno i nomi dei papabili ultimi film-sorpresa (in ballo, parrebbe, Everyday is a holiday, opera prima della libanese Dima El-Horr, e Like a Dream di Clara Law, ma c’è chi parlava di Mendoza, Bartas e Korine) noi rispulciamo tra il calendario per poterci muovere fra il fittissimo programma. Provando a prevedere colpi di fulmine, conferme o sorprese.

Todd Solondz torna ai fasti di Happiness con il semi-sequel Life During Wartime, e la sua cattiveria non dovrebbe lasciare indifferenti. Come dovrebbe scuotere il Lido l’apocalittico The Road di John Hillcoat, dal meraviglioso romanzo di McCarthy. Werner Herzog si confronta con la figura inventata da Abel Ferrara ne Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans, mentre Ferrara, tra un insulto e l’altro ad Herzog, si confronta con il capoluogo campano in Napoli Napoli Napoli, non poi così lontano dal suo Bronx.

Shinya Tsukamoto si confronta per la terza volta con il cyberpunk in Tetsuo the Bullet Man, e Patrice Chéreau in Persécution ci narra di profonde inquietudini con toni tra il mistery e il thriller. Capitalism: A Love Story promette di accendere dibattiti, così come Oliver Stone nel suo South of the Border, documentario-intervista con alcuni Presidenti del Sud America, a suo modo un quasi sequel di Comandante.

La presenza di Claire Denis con White Material sembra essere tra le carte di qualità certa del concorso, mentre Steven Soderbergh deve ancora confermarci se le sue ultime prove sono frutto di una vera maturità o meno con The Informant!. Piccolo e sincero sembra il ritorno del maestro Jacques Rivette con Questione di punti di vista, mentre Antoine Fuqua deve farsi perdonare qualche bruttura tornando ai fasti di Training Day con a versione definitiva di Brooklyn’s Finest.

Lebanon di Samuel Maoz è uno dei titoli di punta di Müller, così come The Men Who Stare at Goats, commedia coeniana che si spera attiri interessi e non solo per la vita privata di qualche componente del cast. Vedere George A. Romero in concorso con Survival of the Dead è davvero commovente, mentre ci prepariamo a ridere senza sconnettere il cervello con Soul Kitchen di Fatih Akin. Gli ultimi botti del concorso saranno lasciati a Tom Ford e Jaco Van Dormael, rispettivamente con A single man e Mr. Nobody: potrebbero essere due assi nella manica.

E che dire poi di Joe Dante (The Hole), Aleksandr Sokurov (Reading Book of Blockade), Rintaro (Yona Yona Penguin), Peter Greenaway (The Marriage), Frederick Wiseman (La Danse)? E poi Yonfan, REC 2, Soi Cheang, la Neshat, Maher, e tutto Orizzonti, le Giornate degli Autori e la Settimana della Critica, di cui abbiamo già individuato qualche titolo estremamente interessante che cercheremo di non perdere e di recensirvi.

Resta il punto di domanda sui titoli italiani. Anche qui non si vuole far polemica, ma è da due anni che ci si aspetta il gran film italiano del concorso: due anni fa ci provarono con tre “giovani” (con risultati sotto il livello minimo di guardia), l’anno scorso con quattro autori affermati, con risultati che variavano tra l’orribile e la sufficienza amara (checché se ne dica ancora oggi di Avati e Corsicato, già dimenticati).

Ancora una volta si tira fuori il poker italiano. Apre Tornatore, mentre gli altri tre sono spalmati verso la fine, nell’ordine: Comencini (ancora “fresca” di fischi fin troppo ingiusti per il suo A casa nostra a Roma), Placido (ancora “fresco” di incivili fischi per l’orrendo Ovunque sei) e Capotondi. Ecco, se c’è uno su cui puntiamo davvero, onestamente, è proprio lui, che con il torbido La doppia ora promette bene: un’opera prima italiana deve aver colpito i selezionatori per finire in concorso. O no?

Mentre auguriamo ai lettori che saranno a Venezia una buona Mostra, vi ricordiamo che da giovedì 3 settembre cominceremo proprio con le impressioni dai primi film.

Festival di Venezia