Venezia62: considerazioni finali
L’Impostore è tornato e promette altre recensioni nei prossimi giorni. Ci limiteremo a segnalarle a mano a mano che usciranno. Ci eravamo persi, intanto, Edmond (Stuart Gordon, Usa 2005) e Naboer (Pal Sletaune, Norvegia 2005).Di seguito, un resoconto del festival.Niente “sacco” di Venezia per Clooney; francamente (e lo diciamo con tutto lo spirito alla Chuck
L’Impostore è tornato e promette altre recensioni nei prossimi giorni. Ci limiteremo a segnalarle a mano a mano che usciranno. Ci eravamo persi, intanto, Edmond (Stuart Gordon, Usa 2005) e Naboer (Pal Sletaune, Norvegia 2005).
Di seguito, un resoconto del festival.
Niente “sacco” di Venezia per Clooney; francamente (e lo diciamo con tutto lo spirito alla Chuck Jones che Tim Burton ci ha infuso in questi giorni), francamente si diceva, ce ne infischiamo. Good Night and Good Luck è un film con tutta quella “solidità” politica che piace a certo Soderbergh, capace di anteporre l’intelligenza delle idee (ottime per carità) ad una qualsiasi possibilità di Cinema; il testo e l’immagine direbbe il buon Godard; Good Night and Good Luck è un film decisamente inferiore a Confessioni di una mente pericolosa e ci ha fatto rimpiangere il buon Martin Ritt e persino il senatore McCarthy calato nei panni di Tony Curtis nel bellissimo Insignificance di Nicolas Roeg.
Ang Lee, Leone D’oro come miglior film,costruisce al contrario un’idea di cinema dello spazio tutta mentale; chiude il suo Brokeback Mountain nello spazio angusto di una cartolina attaccata di sghimbescio alla parete, uno sberleffo che congeda lo splendido Heath Ledger fuori campo, lasciando una finestra che filtra uno spazio conosciuto, re-inventato, inquadrato in una citazione rovesciata. Del film di Ang Lee ci sono sembrati prodigiosi i personaggi di contorno; ieratici, potenti, grotteschi, capaci di creare un effetto di slittamento del senso davvero commovente. Se Far From Heaven di Todd Haynes era un film troppo perfetto, troppo bello, troppo sirkiano, questo di Ang Lee è imperfetto, fastidioso ed emozionale. Per il resto, una mostra interessante, con un palinsesto da equilibrismi e con i film migliori fuori dai tracciati ufficiali della gara (per l’Impostore Takeshi’s, Yokai daisenso del grande Miike Takashi, Espelho Magico, Edmond di Stuart Gordon per citarne alcuni)
Sovrimpressioni a parte, parleremo nei prossimi giorni dei film non ancora inseriti nelle nostre sezioni, per il momento una doverosa lista dei premi principali con i link agli articoli già presenti sul satellite Veneziano de L’impostore. Una piccola delusione personale per la totale indifferenza nei confronti del film di Park Chan Wook (Lee Young-Ae migliore attrice?!) e passione e ossessioni ripagate con i premi per Garrell e Abel Ferrara.