Viaggio in Paradiso: recensione del film con Mel Gibson
Viaggio in Paradiso: recensione della pellicola che segna il ritorno all’azione di Mel Gibson
Tra una bufera mediatica e un passo falso al botteghino, il cinquantaseienne Mel Gibson torna a giocare la carta dell’anti-eroe per tentare di salvare quel che resta della sua carriera di attore. Viaggio in Paradiso (Get the Gringo!) è stato scritto tutto intorno a lui, pensando al tough-guy con qualche rotella fuori posto che i fan di vecchia data ancora rimpiangono.
Da questo preciso punto di vista la missione è senz’altro compiuta, perché la pellicola dimostra che Gibson può ancora dire la sua davanti alla macchina da presa, nelle storie “movimentate”, se il personaggio che interpreta si sposa bene con quell’aura da grizzly sociopatico che ormai si porta dietro. Non serve arrivare a scomodare i castori parlanti e le crisi depressive, per riconquistare le simpatie del pubblico.
In America, dove ancora persiste un certo ostracismo, il nuovo lavoro di “Mad Mel” ha saltato l’uscita al cinema per atterrare direttamente in TV, con il sistema del video-on-demand. Ma Viaggio in Paradiso resta comunque un “finto” b-movie, come quelli confezionati appositamente da Robert Rodriguez.
Sempre in bilico tra action, pulp e commedia dark, Viaggio in Paradiso racconta la carriera di un rapinatore senza nome (Gibson) che finisce in una squallida prigione messicana, chiamata “El Pueblito”, dove a condurre i giochi è il boss malavitoso Javi (Daniel Giménez Cacho). Prima ancora di studiare una valida strategia d’uscita, il gringo americano impara a restare a galla con l’aiuto di un ragazzino (Kevin Hernandez) duro e sveglio quanto lui, che però nasconde un terribile segreto.
Le questione El Pueblito, sperimentale carcere-favela esistito realmente, risulta indubbiamente affascinante e anche piuttosto “fresca” per il filone carcerario. Bibite, sigarette, cuccette, droga e armi da fuoco. All’interno dell’autonoma struttura corrotta è possibile acquistare qualunque cosa, alla luce del sole, e fare praticamente di tutto. La presenza del ragazzino è spiegata dal fatto che la sovraffollata El Pueblito ospita anche le famiglie dei criminali: parenti che possono entrare ed uscire a piacimento.
Escludendo l’allucinante sfondo, bisogna ammettere che l’originalità non è certo il punto forte della pellicola, piena di situazioni poco credibili e fumettosi personaggi stereotipati. Ma il film diretto in modo “frizzante” da Adrian Grunberg, assistente regista in Apocalypto, intrattiene a dovere riportando alla mente le montagne russe di Payback – La rivincita di Porter (1999).
Anche qui infatti, abbiamo un protagonista sfortunato e fortunato al tempo stesso. Uomo che deve usare astuzia e violenza per sfidare “il sistema” e ribaltare il karma. In alcuni frangenti l’atmosfera è piuttosto tesa ma tra una tortura e una pistolettata rispunta anche il Gibson ironico che abbiamo apprezzato in cult come Arma Letale e Due nel mirino. Il banale titolo scelto per la versione italiana non rende affatto giustizia al gustoso frullato.
Voto di Roberto “Cleaned”: 7
Voto di Federico: 6,5
Viaggio in paradiso (Get the Gringo – USA, azione, 2012) di Adrian Grunberg; con Mel Gibson, Daniel Giménez Cacho, Peter Stormare, Scott Cohen, Bob Gunton, Dean Norris, Patrick Bauchau, Stephanie Nicole Lemelin, Gustavo Sánchez Parra, Sofía Sisniega. – Uscita in sala: venerdì 1 giugno – qui il trailer italiano.