Viaggio sola – trailer del film con Margherita Buy e Stefano Accorsi
Il 24 aprile debutta nei cinema, distribuito da Teodora Film, il drammatico Viaggio sola, una produzione Biancafilm / Rai Cinema diretta da Maria Sole Tognazzi e interpretata da Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi, Gian Marco Tognazzi, Alessia Barela e Lesley Manville.
La regista Maria Sole Tognazzi a cinque anni da L’uomo che ama e dopo il documentario dedicato al padre Ugo Tognazzi (Ritratto di mio padre), torna alla fiction con una pellicola sospesa tra dramma e commedia incentrata sulla famiglia, stavolta vista dalla prospettiva di una “single” di oggi.
La sinossi del film:
Irene ha superato i quarant’anni, niente marito, niente figli e un lavoro che è il sogno di molti: Irene è l'”ospite a sorpresa”, il temutissimo cliente in incognito che annota, valuta e giudica gli standard degli alberghi di lusso. Oltre al lavoro, nella sua vita ci sono la sorella Silvia, sposata con figli, svampita e sempre di corsa, e l’ex fidanzato Andrea. Irene non ha alcun desiderio di stabilità, si sente libera, privilegiata.
Ma è vera libertà la sua? Qualcosa metterà in discussione questa certezza…
Dopo Le fate ignoranti e Saturno contro il grande ritorno della coppia Margherita Buy e Stefano Accorsi, qui diretti da Maria Sole Tognazzi in un film che mette al centro un’inedita figura femminile alle prese con l’amore, l’amicizia, il lavoro, la famiglia e il dubbio che la libertà confini con la solitudine.
Note di regia di Maria Sole Tognazzi:
La grande assente del cinema di oggi
In buona parte dei film in circolazione oggi c’è un tema ricorrente: la famiglia. Ce ne sono di tutti i tipi: famiglie allargate, famiglie gay, famiglie scoppiate, famiglie di ex che si ritrovano e famiglie che si distruggono. Ma la grande assente in questo quadro è una figura che le statistiche danno al 17% della popolazione italiana – non proprio una minoranza – e in costante ascesa: lo scapolo di un tempo, che negli anni zero è la donna single e senza figli. Io e i miei sceneggiatori abbiamo pensato che fosse venuta l’ora di renderle giustizia. È così che è nata Irene, la nostra protagonista.
Unica ricetta per la felicità?
Viaggio Sola è la storia di una donna che ha passato i quarant’anni, che non ha figli né un lavoro stabile, ma non si sente per questo una fallita, anzi, è pienamente soddisfatta. In poche parole, un concetto quasi rivoluzionario, perché se una donna a quarant’anni è ancora sola, non ha avuto figli e non si affanna per averne uno anche a costo di trovare l’uomo sbagliato o un anonimo inseminatore; se questa donna ha un lavoro che ama, ma che le ha impedito di costruirsi un nido, una famiglia, state pur certi che tutti intoneranno la litania funesta che l’accompagnerà per il resto dei suoi anni: sbrigati a trovare un uomo e a fare un figlio, perché questa sembra essere l’unica ricetta per la felicità.
Un lavoro molto particolare
Irene ha un lavoro molto particolare, che la costringe a viaggiare sempre e accentua la sensazione di non avere radici: si presenta in incognito negli alberghi di lusso, e durante il soggiorno – ovviamente all’insaputa del personale – valuta se l’hotel ha uno standard sufficiente per mantenere la sua categoria. Qualsiasi dimenticanza o sciatteria viene annotata: è un punto in meno. La vedremo nel corso del film compiere la sua meticolosissima ispezione in vari alberghi: tra le nevi delle Alpi, in grandi città europee, in Africa.
Due mondi distanti
Irene è il punto d’incontro tra due mondi che, nel nostro presente, sono più distanti che mai: i ricchissimi e i piccolo-borghesi che possono solo sognare quella ricchezza o viverla un’unica volta nella vita, magari in viaggio di nozze. Irene, fingendo di essere una ricca cliente, vede e capisce entrambi questi mondi, con la lucidità di un’entomologa e l’emotività di una donna.
Il punto di vista maschile
Nella vita nomade di Irene, il grande punto di riferimento quando torna a Roma è Andrea, il suo ex. Sembra un rapporto perfetto: nessuna gelosia, solo una gran voglia di stare insieme e condividere le cose che li appassionano, come due fratelli. Il concetto di maternità mancata nel film viene vissuto dal punto di vista maschile. Infatti Andrea, dopo l’avventura di una notte con una semisconosciuta, scopre che la donna è rimasta incinta e ha deciso di tenere il figlio, che lui voglia o no. Dopo un iniziale rifiuto, Andrea accetta l’idea di diventare padre e di prendersi le sue responsabilità, mentre Irene rimane lo “scapolo” della coppia e vive questa sua decisione quasi come un abbandono.
Vedere il futuro
Il cammino interiore di Irene, l’analisi su se stessa, sul suo futuro umano e professionale, scaturiscono dal confronto con Andrea e con sua sorella Silvia (sposata e con prole), ma sarà una sconosciuta, l’antropologa Kate a fornirle lo specchio in cui guardare un suo ipotetico avvenire. Kate è una vestale della libertà e dell’indipendenza femminile, single come la nostra agente.
La libertà non esiste
È vero che la libertà può fare paura e essere scambiata per solitudine, ma in verità la libertà in se stessa non esiste, è sempre un compromesso. L’unico vero atto di libertà è scegliere a cosa rinunciare. Alla fine del film Irene avrà fatto la sua scelta: proseguire felicemente nella sua vita nella consapevolezza di ciò a cui sta rinunciando.