Vite da sprecare: trailer del docu-film di Giovanni Calvaruso (Al cinema dal 13 aprile)
Tutto quello che c’è da sapere su “Vite da sprecare”, il docufilm di Giovanni Calvaruso che ricostruisce la “strage di Alcamo Marina” al cinema dal 13 aprile 2023.
Dal 13 aprile nei cinema d’Italia con Tramp Limited Production Vite da sprecare, un docu-film ispirato a una storia vera che narra una serie di fatti di sangue rimasti, ancora oggi, irrisolti. Il regista Giovanni Calvaruso ci porta nella Sicilia degli anni settanta per narrarci della “strage di Alcamo Marina”, in cui furono assassinati due giovani carabinieri.
Vite da sprecare – Trama e cast
La trama ufficiale: “Vite da sprecare” si svolge in Sicilia nel 1976 e racconta quella che è passata alla storia come la “strage di Alcamo Marina”, in cui furono barbaramente assassinati due giovani carabinieri. Vite da sprecare è innanzitutto la storia della morte di quei due uomini: l’appuntato Salvatore Falcetta di 35 anni e il carabiniere semplice Carmine Apuzzo, appena diciannovenne. I due militari furono uccisi nel sonno la notte fra il 26 e il 27 gennaio e fin da subito le versioni ufficiali fornite dalla stessa Arma dei Carabinieri non convinsero né la stampa né tanto meno l’opinione pubblica. “Vite da sprecare” è anche e soprattutto la storia di altri cinque uomini, alcuni all’epoca ancora minorenni, ingiustamente accusati e costretti a confessare un crimine che non hanno commesso e per il quale sono stati, in seguito, condannati a svariati anni di prigionia (Giuseppe Vesco, Giovanni Mandalà, Enzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giuseppe Gulotta). A dare maggiore forza e verità alla storia ha contribuito l’ex brigadiere dei carabinieri Renato Olino che, dopo oltre tre decenni, ha deciso di raccontare tutta la prima fase delle indagini e degli interrogatori. “Vite da sprecare” è la storia di una strage senza colpevoli, ancora oggi avvolta nelle nebbie di uno dei tanti misteri di questo Stato e delle sue oscure trame. La storia di una strage che ha visto coinvolte, secondo alcuni collaboratori di giustizia e un ispettore di polizia, le peggiori forze antidemocratiche del Paese: Cosa Nostra; la famigerata organizzazione paramilitare “Stay Behind – Gladio”; i servizi segreti “deviati”; i gruppi neofascisti.
Il cast: Alessandro Agnello, Filippo Luna, Paride Benassai, Alessio Barone, Cesare Biondolillo, Sergio Vespertino, Fulvio Emanuele, Vincenzo Ferrera, Gaspare Grimaudo, Massimo Pupella, Carlo Teresi, Antonio Puccia, Pietro Tutone, Vincenzo Albanese, Maurizio Bologna, Antonio Pandolfo, Giovanni Furnari.
Vite da sprecare – Trailer e video
Curiosità sul film
- Il film è narrato attraverso il genere cinematografico del docu-film ovvero un mix di interviste, materiali di repertorio e ricostruzioni interpretate da attori.
- Vite da sprecare è il secondo film del regista siciliano Giovanni Calvaruso che, col precedente lungometraggio prodotto dalla Arbash, “31 Gradi Kelvin”, girato in Sicilia a fine 2012, ha partecipato a diversi festival in Italia e all’estero vincendo anche dei premi, fra i quali una Menzione Speciale al Festival du Film Italien de Villerupt 2013 (presidente di giuria il cineasta Edoardo Winspeare).
- Il team che ha supportato il regista Giovanni Calvaruso dietro le quinte ha incluso il direttore della fotografia Duccio Cimatti, la montatrice Francesca Bracci, lo scenografo Fabio Bondi, la costumista Barbara Anselmo. Le musiche originali del film sono di Lello Anfalino.
- Le riprese di “Vite da sprecare” si sono tenute nella Sicilia occidentale nell’arco di tre settimane tra febbraio e marzo del 2016.
Note di regia
“Vite da sprecare” è un film che utilizza i canoni e i ritmi del genere noir per raccontare la storia di un duplice omicidio rimasto ancora oggi irrisolto e delle indagini che consegnarono alla giustizia e all’opinione pubblica dei falsi colpevoli: alcuni giovani, perfetti come capri espiatori perché privi dei mezzi economici e culturali per difendere i propri diritti davanti alla potente macchina dello Stato. Alla base di questo progetto c’è l’idea di raccontare una storia che merita di essere raccontata. La storia, si badi bene, non di un errore giudiziario bensì di una vera e propria “frode processuale”: le “prove” contro almeno quattro dei cinque arrestati (e in seguito condannati) erano false poiché fabbricate dagli stessi inquirenti; le “confessioni” furono estorte attraverso l’uso della violenza e delle torture sia fisiche sia psicologiche; manipolate furono anche tutte le fasi degli arresti e degli interrogatori: gli orari, i luoghi, le presenze degli investigatori e quelle degli avvocati difensori. Tutti gli avvenimenti hanno assunto fin dalle prime fasi i contorni dell’incubo. Un incubo ancor più angoscioso perché gli si può dare un nome ben preciso: violenza di Stato. Un gruppo di Carabinieri che si trasformano in carnefici crudeli e spietati per scovare la verità sull’assassinio dei loro colleghi o, almeno, una verità fra le tante. Una verità comoda per molti poiché costruirono un “delitto perfetto”: degli innocenti in carcere o in fuga in un Paese straniero, le indagini chiuse, i reali responsabili in libertà. La sensazione è che gli inquirenti avessero fretta di chiudere le indagini e consegnare alla stampa, alla magistratura e all’opinione pubblica dei colpevoli. Veri, presunti o falsi che fossero. Per gli inquirenti quei giovani “erano tutti criminali, uomini da incatenare, vite da sprecare, senza lasciar traccia”.
Cosa accadde realmente quella notte?
Chi furono gli esecutori materiali del duplice omicidio?
Chi gli eventuali mandanti?
Perché furono assassinati i due carabinieri?
Cosa hanno fatto o visto per “meritare” di fare quella fine?
Giovanni Calvaruso – Note biografiche
Giovanni Calvaruso dopo avere conseguito la Laurea in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha lavorato come aiuto/assistente regista con alcuni fra i più affermati registi italiani, fra cui Pasquale Scimeca, Ficarra e Picone, Marco Bellocchio, Emma Dante, De Maria e altri. Dopo avere realizzato alcuni cortometraggi no budget, nel 2012 gira il suo primo documentario prodotto dalla Tramp intitolato “impazzite schegge” che racconta la città di Palermo e le sue pulsioni e i suoi conflitti attraverso le band musicali che fanno musica nel capoluogo siciliano. Nel 2013, infine, realizza il suo primo lungometraggio intitolato 31 Gradi Kelvin prodotto dalla Arbash di Pasquale Scimeca, con il contributo della Sicilia Film Commission. “31 Gradi Kelvin” partecipa a diversi festival internazionali aggiudicandosi, fra gli altri premi, una Menzione Speciale della Giuria – presidente Edoardo Winspeare – al 36° Festival du Film Italien de Villerupt con la seguente motivazione: “L’interessante esordio di Calvaruso si fa notare per un registro dove la denuncia e la tensione morale non sacrificano la poesia. Già maturo nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto sicuro nello stile, il regista ci presenta una Sicilia inconsueta popolata di gioventù precaria sotto un cielo plumbeo. Nel film non c’è alcun cedimento al fascino facile della grande isola mediterranea, la sua visione pessimistica della realtà non consola ma fa partecipare lo spettatore sgomento al “genocidio di una generazione”.