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W. – di Oliver Stone: recensione in anteprima

W. (W., USA, 2008) di Oliver Stone; con Josh Brolin, Elizabeth Banks, Ioan Gruffudd, Thandie Newton, Ellen Burstyn, Jeffrey Wright, Richard Dreyfuss, James Cromwell, Scott Glenn, Jesse Bradford.Il film che Oliver Stone dedica a George W. Bush arriva giusto subito dopo il film più distrutto del regista, ovvero World Trade Center: quasi Stone volesse prendere

5 Gennaio 2009 00:29

W. - di Oliver StoneW. (W., USA, 2008) di Oliver Stone; con Josh Brolin, Elizabeth Banks, Ioan Gruffudd, Thandie Newton, Ellen Burstyn, Jeffrey Wright, Richard Dreyfuss, James Cromwell, Scott Glenn, Jesse Bradford.

Il film che Oliver Stone dedica a George W. Bush arriva giusto subito dopo il film più distrutto del regista, ovvero World Trade Center: quasi Stone volesse prendere due piccioni con una fava. Innanzitutto cogliere la palla al balzo per tracciare la sua terza figura di Presidente americano, approfittando anche della sua inevitabile “partenza” dalla Casa Bianca, e poi rispondere alle accuse di patriottismo ricevute col precedente film.

Sin dall’annuncio della produzione, in molti giustamente abbiamo pensato ad un ritratto al vetriolo, e con pochi sconti, verso Bush jr., e tuttavia forse abbiamo dimenticato che la figura di Nixon nel secondo “capitolo” della presunta trilogia sui presidenti americani era descritto con una (tra l’altro riuscita) inedita umanità, non senza affondare il coltello quando ce n’era bisogno.

Come abbiamo detto all’epoca nelle nostre rassegne giornaliere sui film visti al Torino Film Festival, dove W. è stato il discusso film d’apertura, e comunque un grande colpo per la seconda edizione targata Moretti e Martini, è interessante incominciare a notare i diversi stili utilizzati da Stone per parlarci di tre figure che hanno lasciato il segno nella Storia americana e non solo.

Nel 1991 il regista ha diretto uno dei suoi film più celebri e riusciti, ossia JFK – Un caso ancora aperto. Non un biopic su Kennedy, ma un robusto film d’inchiesta che cerca di scavare sotto il mistero che ha sempre avvolto l’omicidio del presidente. Ritmo serrato, ricostruzione dei fatti, una parte finale da film giudiziario. Nel 1996 invece Stone dedica il suo vero biopic ad un presidente americano. Ne Gli intrighi del potere – Nixon il presidente c’è ed ha il volto e il fisico di Anthony Hopkins.

La storia narrata in quel film è quella soprattutto dell’attività politica, dove il punto focale è ovviamente il caso Watergate. E, come si diceva prima, Nixon è descritto anche con tratti umani, nonostante Stone non lo ammiri di certo. Sicuramente il regista di W. non ammira neanche George W. Bush, ma tuttavia fa un’operazione simile a quella già applicata al suo Nixon: tenta di umanizzare la figura del presidente. Ma questa volta non punta più sulla drammaticità, bensì sull’ironia.

Dalle confraternite alla Casa Bianca, dall’adolescenza fino al presente pre-Obama. W. è concentrato sostanzialmente sul rapporto che lega Bush jr. a Bush senior, e al peso che il primo si è dovuto trascinare a vita come una pesante eredità. Si dice che da adolescente Georgino sognasse di allenare una squadra di baseball: figurarsi che, per non deludere il papi, si è dovuto buttare in politica.

Il ritratto che Stone fa del suo presidente più moron di sempre continua con il vizio dell’alcool, che col tempo Bush ha abbandonato, “maturando”, e con l’incontro con la fede, che è diventata non a caso una delle sue armi politiche. Il fatto è che Stone cerca sicuramente di umanizzare la figura di George W. Bush e allo stesso tempo tenta di graffiare, ma W. non riesce ad essere minimamente potente sotto nessuno dei due aspetti.

C’è chi ha parlato di teatro delle marionette, c’è chi ha parlato di film piatto. Interpretato benissimo da tutti gli attori, con un Josh Brolin azzeccato fisicamente e capace di restituire ciò che Stone gli ha chiesto (notate l’incredibile gamma espressiva dell’attore, tutta confinata comunque sotto l’etichetta “stupido”?), il film non ha quel ritmo e quella genialità che molti avrebbero voluto.

Va bene che, alla fine, il giudizio di Stone è abbastanza chiaro, nonostante tutta la parte sulle armi di distruzione di massa sembri decisamente buttata via. La scena della conferenza stampa, durante la quale il presidente ammette di aver fatto degli errori ma non sa citarne neanche uno, è esplicativa in tal senso ed è uno dei momenti più azzeccati del film. Che non si guarda certo con fatica, ma non offre grandi spunti di riflessione, anzi.

E l’occasione di fare un gran film sfuma lungo tutto l’arco della pellicola. Ribadiamo un concetto già espresso, ma che forse sintetizza abbastanza bene il fatto che la pellicola sia poca cosa. In troppi hanno detto che W. è un film fuori tempo massimo, visto che ormai c’è Obama (ogni frecciata a distributori vari è voluta); qui si pensa esattamente il contrario, ossia che la figura di Bush, soprattutto da registi come Stone, forse dev’essere ancora ben metabolizzata. Paradossalmente, W. è un film fatto con troppo anticipo sui tempi.

Voto Gabriele: 5

Dal 9 gennaio al cinema nelle sale digitali.
Il 19 gennaio gennaio in prima serata su La7.

Torino Film Festival