Home Festival di Venezia Venezia 2019, Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra: nascita di una coscienza dinanzi al regime

Venezia 2019, Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra: nascita di una coscienza dinanzi al regime

Johnny Depp, Robert Pattinson e uno strepitoso Mark Rylance per l’adattamento dell’omonimo romanzo di J. M. Coetzee.

pubblicato 6 Settembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 16:59

E’ toccato al Premio Nobel J. M. Coetzee chiudere il concorso della 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia grazie a Waiting for the Barbarians, suo romanzo del 1980 adattato dal regista colombiano Ciro Guerra, nel 2015 candidato agli Oscar con El abrazo de la serpiente

Prodotto da Michael Fitzgerald, Olga Segura, e dagli italiani Monika Bacardi e Andrea Iervolino, Waiting for the Barbarians ruota attorno ad uno straordinario Mark Rylance, autentica colonna portante della pellicola, per anni magistrato in un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome. Tutto cambia all’arrivo del subdolo e perfido colonnello Joll, che impone una serie di terrificanti interrogatori ai danni dei barbari. Tra questi spicca una giovane donna, alla quale verranno rotti entrambi i piedi, che spingerà l’anziano magistrato a ribellarsi. E ad innamorarsi di lei.

Volutamente privo di una precisa collocazione geografica e/o temporale, Waiting for the Barbarians guarda chiaramente ai giorni nostri, a quell’estremismo che ha pericolosamente ripreso piede in diversi Paesi, concentrando la propria attenzione sulla genesi dell’odio nei confronti del ‘diverso’, che di fatto vede tutti noi complici. La ribellione è possibile, per non dire necessaria, di fronte al riesplodere di xenofobia, omotransfobia, razzismo e misoginia, in modo da fuggire ad un ritorno di pericolosi estremismi che si pensavano passati.

Autore per l’occasione anche della sceneggiatura, Coetzee ha ritrovato i suoi personaggi 40 anni dopo la prima volta, cedendo rapidamente a caratteri radicali. Da una parte l’anziano magistrato gentile, buono, studioso, pacifista, rivoluzionario. Dall’altra un colonnello dal look mefistofelico, insensibile, sadico, dittatoriale, affiancato da un sottufficiale altrettanto truce. Ad interpretare i due villain un inedito Johnny Depp, quasi completamente coperto da occhiali da sole e cappello, e Robert Pattinson, al suo 2° ruolo ‘negativo’ consecutivo dopo The King.

Radicalizzazioni eccessive, caratterialmente parlando, all’interno di un’opera che Guerra dirige con eleganza e ritmi esageratamente compassati, prendendosi tutto il tempo necessario prima di spingere all’azione un mastodontico Rylance, che traina l’intero progetto con la proprie capacità interpretative. Una prova da Coppa Volpi per il 59enne attore britannico, premio Oscar nel 2016 grazie a Steven Spielberg e autentico mattatore in un film che rimanda chiaramente ai discorsi d’odio dei giorni nostri, anche se apparentemente ambientato in tempi da colonialismo britannico.

Luoghi dal fascino irresistibile, quelli scovati da Guerra in Marocco, allegoria di un mondo in cui il concetto di ‘barbaro’ si fa sempre più ambiguo e discutibile, tra presunti invasori da cui difendersi e violenti nazionalisti, pronti a tramutarsi in bestie pur di contrastare lo sbarco dei ‘diversi’.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

Waiting for the Barbarians (Italia, 2019, storico) di Ciro Guerra; con Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson, Gana Bayarsaikhan, Greta Scacchi – CONCORSO

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