Watchmen: i commenti della critica
Cineblog ha decisamente amato Watchmen (date un’occhiata ai nostri voti e ve ne renderete conto). Ma la critica della carta stampata come lo ha accolto? Vediamo:Maurizio Cabona – Il Giornale: Ipotesi di Watchmen (Guardiani) di Zack Snider, il regista di 300: Nixon è ancora presidente nel 1985. Ma Watchmen punta più sui supereroi che sull’ucronia
Cineblog ha decisamente amato Watchmen (date un’occhiata ai nostri voti e ve ne renderete conto). Ma la critica della carta stampata come lo ha accolto? Vediamo:
Maurizio Cabona – Il Giornale: Ipotesi di Watchmen (Guardiani) di Zack Snider, il regista di 300: Nixon è ancora presidente nel 1985. Ma Watchmen punta più sui supereroi che sull’ucronia (storia alternativa). Si parte dal fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons (Rizzoli), apparsi in origine nel 1986, e si arriva al film solo ora, dopo varie traversie. Per attrarre il pubblico più giovane, Hollywood prova i cammini più impervi, come quello di rappresentare il dr. Manhattan, vincitore della guerra in Vietnam; di Rorschach, dalla faccia a macchie; di Gufo della notte, il tecnologo; di Ozymandias, il più intelligente del mondo. Perciò, da spettatore, vedrebbe un altro film.
Valerio Caprara – Il Mattino: Inutile cercare il confronto con i fan: «Watchmen» va innanzitutto soppesato come film, senza riferirsi troppo ai canoni dell’omonima graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons (1987). Zack Snyder, il controverso regista di «300», affronta con baldanza il non facile compito di trasporre quasi tre ore di una storia visionaria, ambigua, complicata, provocatoria e di discostarsi, così, dall’inflazionata routine del filone generato dal culto dei fumetti. Dopo una prima parte d’impressionante presa emotiva, il kolossal inizia a mostrare la corda e a più riprese perde il controllo della farraginosa partitura: resta però a suo merito la raffigurazione del più cupo, introverso e cinico manipolo di supereroi mai apparso sullo schermo. (…) Tra realismo dell’azione fragorosa ed effetti speciali di buona caratura, «Watchmen» introduce la tematica alquanto abusata del «chi sorveglia i sorveglianti?»: meglio, dunque, segnalare le atmosfere di forte impatto ossessivo che capovolgono l’apparente e banale nostalgia della cultura “alternativa”.
Francesco Alò – Il Messaggero: Tratto dalla graphic novel di Alan Moore, il film è fedele sulla carta al fumetto (dov’è la satira politica di Moore?) ma infedele al cinema. Complicato anziché intrigante, troppo lungo, senza attori di nerbo, con troppe slow motion, truculento anziché scioccante, osceno (sesso patinato e pene di Dr Manhattan ridicolmente onnipresente) ma mai sexy. Calco ottuso di un capolavoro che andava stravolto. Quelli bravi (Gilliam, Greengrass) hanno passato la mano. Quello coatto di 300 (Snyder) ci si è buttato. I risultati si vedono.
Roberto Silvestri – Il Manifesto: (…) Dave Gibbons e Alan Moore, disegnatore il primo, e scrittore il secondo (ma ha tolto la firma dal film) 20 anni dopo e dopo varii tentativi falliti (anche di un regista, visionario davvero, come Terry Gilliam) vedono finalmente sul grande schermo la storia dei loro 8 vigilantes anti sommosse, capi ronda, si potrebbe dire oggi, più un dio, che fanno fuori il movement come avrebbero voluto i falchi più falchi. Nixon viene eletto al 4° mandato, i due giornalisti del Washington Post troppo impiccioni fatti fuori, i vietcong si genuflettono come schiavi neri di un film sudafricano apartheid e il dottor Stranamore getta le bombe ai rossi: «Cosa sono pochi milioni di morti rispetto a miliardi di umani vogliosi di libertà, democrazia e rapacità multinazionale»? Divertente, no? Anche perché godiamo, un po’ come in Rambo 2, patetico tentativo di psico-rimozione della Sconfitta, mentre lo squadrone della morte viene decimato via via da mostri ancor più orribili. Celada giorni fa ha espresso condivisibili dubbi sul film: in 140′ lo spessore ironico e sarcastico del testo non arriva che di striscio, mentre l’humor è troppo involontario, non raddoppia né triplicare il godimento. Ci volevano gli Yes men per farne uno stracult.
Boris Sollazzo – Liberazione: Ad essere sinceri, quando l’eterno progetto di trarre un film da una delle più belle graphic novel di tutti i tempi aveva trovato finalmente una produzione, un budget e un regista, abbiamo esultato. Quel capolavoro del binomio Alan Moore-Dave Gibbons ha rivoluzionato l’universo delle nuvole parlanti, decostruendo la figura stereotipata del supereroe per riportarlo sulla terra, condendolo di nevrosi fastidiose e deliri di onnipotenza. Doveva essere Terry Gilliam, ma è arrivato Zack Snyder. E lì il terrore ha sostituito la felicità. Sbagliavamo. Quel pezzo di letteratura ha così tanti piani di lettura che i 157 minuti in pellicola che ne sono usciti, ne sono comunque un riassunto. (…) Trama essenziale, la forza sono l’ambientazione e la Storia, e Zack Snyder aveva il gravosissimo compito di restituirlo nella sua forza. Dopo il controverso 300 , un esame di laurea. Passato a pieni voti. Il suo stile eccessivo ed eccentrico, l’ossessione per lo slow motion, i corpi e i movimenti accarezzati morbosamente con la macchina da presa (scene di lotta e Malin Akerman ringraziano), la preferenza per cast non stellari ma più “operai”, si adattano senza snaturarsi a questo avvincente e stratificato racconto fatto di molteplici simboli e riferimenti culturali e politici. E che si tratti di una pietra miliare del cinefumetto ce ne accorgiamo subito: le note di The Times They are a changin’ di Bob Dylan (colonna sonora da brividi) accompagnano i sei minuti iniziali da urlo. E alla fine avrete voglia di leggervi (o rispolverare) il fumetto.
Alessio Guzzano – City: (…) L’unico fumetto tra i meglio romanzi del secolo secondo “Time”, è un universo nero stipato di idealismo e anarchia, sferragliante “Sound of Silence”, Visione e Forza Visiva. Come sempre, babbo Alan Moore tace e (non) acconsente, ma l’illustratore David Gibbson ha collaborato. Bravi attori non famosi e il regista di “300” per 163 minuti densi e faticosi. Ma ispirati. Adulti. Overture e finale memorabili. Non è il cartoon-manierismo di “Sin City”, è tanta/tanta roba, spesso “Unforgettable”.