We Are Your Friends: recensione in anteprima
Dipinto generazionale piuttosto aleatorio, We Are Your Friends tenta di rimediare a un discorso debole con un’estetica leggermente più fresca ma non amalgamata. Esordio deludente per Max Joseph
Li chiamano millennial, Generazione Y, dopo quella X su cui Douglas Coupland ha costruito un romanzo di debutto che l’ha segnato a vita. Nati tra la fine degli anni ’80 e i primi del 2000, vivono in un periodo storico che (come si diceva fino a qualche tempo fa) non ha conosciuto guerre, almeno nella parte cosiddetta «civilizzata» del mondo. Né, salvo alcuni casi, povertà estrema. Siamo noi in fondo. Solo che We Are Your Friends non è per forza è il film chiamato a ritrarci, nemmeno come generazione.
Le premesse, peraltro, lasciano intendere qualcosa di ben diverso rispetto a ciò che l’operazione di fatto è. Partiamo con la scelta di affidare il progetto, sceneggiatura inclusa, a Max Joseph, celebre socio di Nev Schulman nel fenomeno Catfish, nato come documentario e poi esteso a programma su MTV. Colui che per anni ha narrato le gesta di gente che si nasconde dietro l’anonimato di internet per instaurare un rapporto diversamente inconcepibile sembra essere la persona giusta per raccontare una generazione che, in ogni caso, vive anche al di là di uno schermo e di una tastiera.
Appunto, sembra. Il discorso di We Are Your Friends si situa più o meno a quel livello di approfondimento e consapevolezza, ahimè non troppo alto. Nessuno snobismo, solo che un’opera la quale, consapevolmente o meno, si vuole spaccato di un periodo, di una generazione, fosse anche limitato ad un’area geografica specifica, deve farci entrare in quel contesto, metterci al corrente di ciò che muove nel profondo certi personaggi, quali sentimenti li agitano. Diversamente è notizia, mera descrizione di dinamiche magari veritiere, ma a cui manca l’ingrediente decisivo, ossia il punto di vista.We Are Your Friends ci illustra la scalata al successo di Cole (Zac Efron), promettente ventitreenne che aspira a diventare un DJ di fama. Insieme a lui i suoi tre amici di una vita, con i quali è cresciuto a San Fernando Valley, quella striscia di terra così vicina eppure così lontana da Los Angeles, conosciuta per lo più grazie all’affermarsi dell’industria pornografica. Cole incontra James (Wes Bentley), un DJ già affermato dunque “venduto”. Eh sì, il sottotetesto è questo, siccome si è fatto un nome. A più riprese vengono decantate le gesta del giovane James Reed, quello talentuoso che si è fatto largo tra i grandi della musica. Finché non ha fatto i soldi e addio freschezza.
Le vicende di Cole e James sono complementari, per certi aspetti speculari, con tanto di filo conduttore, ossia Sophie (Emily Ratajkowski), la ragazza del DJ famoso che s’innamora dello sconosciuto giovanotto malgrado al primo ci tenga non poco. Alla lunga i temi di We Are Your Friends appaiono per lo più come una scusa al fine di costruire qualcos’altro. L’estetica del film, infatti, mescola in maniera tutto sommato interessante più elementi che oramai sono parte integrante della nostra quotidianità: da Google Maps alla GoPro, passando per grafiche vieppiù incalzanti, e addirittura un’intera scena in animazione. Il tutto, chiaramente, imbevuto di musica elettronica, più che un semplice accompagnamento alla trama.
Reiterando cliché che, come tutti i cliché, non sono né troppo veri né troppo falsi: «oggi basta un computer ed un programmino per diventare dei grandi musicisti», recita all’incirca il mantra che in fin dei conti ci sentiamo ripetere in svariati campi. Chissà, carta e penna non rappresentano un lusso da decenni almeno, eppure in giro non si vedono tutti questi scrittori. Non a caso Cole lo dice, bontà sua: grandi musicisti, sì… a patto che si trovi il pezzo giusto, quello che ti fa svoltare. In più, ma questo emerge a latere, è fondamentale vivere, apprendere dall’esperienza; in altre parole, sebbene si parli di musica, “avere qualcosa da dire”.
Tutto We Are Your Friends è praticamente proiettato verso questo, ossia offrire degli argomenti a Cole in forma di esperienza vissuta, che poi starà a lui tradurre in note o per meglio dire in suoni. A suo modo un coming of age che anziché trattare del passaggio dall’infanzia all’adolescenza tratta quest’ultima in funzione dell’età adulta. Lo spaesamento, la frustrazione di una generazione che si ritiene incapace alla vita. Un discorso che si sfalda come la pittura in un muro che ha preso umidità a fronte di certi passaggi, fra tradimenti, amicizie che si logorano e finanche morti.
Della generazione di cui si parla nel film si continua a conoscere poco, se non che adorano le feste e che vivono l’incedere degli anni, con annesse responsabilità, con inquietudine, talvolta violenta. Bene. Tuttavia non basta, specie se a controbilanciare questo già debole accenno vi è una costruzione della vicenda di cui sin troppo chiaramente si coglie l’ossatura: quella del prodotto totalmente rivolto ad un pubblico che di certe menate campa ritenendosi “autentico” per questo. Nessun rimprovero a questa categoria, che al peggio sconta la giovane età e la mancanza di qualcuno che faccia loro notare a cosa rivolgere le loro preoccupazioni, le loro energie. Insomma, qualcosa per cui c’è ancora rimedio.
Diverso è il discorso per film come We Are Your Friends, opera livellante, superficiale, che non ha nemmeno il coraggio, per non dire il buon senso, di porsi per ciò che è, ossia prodotto d’intrattenimento, una tipologia che una sua dignità ce l’ha eccome. Ed invece niente, il film di Max Joseph finisce, involontariamente, per raccontare la sua (nostra) di generazione, quella che si offende a morte se le dici “falsa” mentre passa sopra a tutto il resto. Dunque la meno indicata per descrivere quella che le succede, incapace com’è a definire anzitutto sé stessa. Di questa generazione, non di quella descritta nel film, potrebbe non restare alcunché, malgrado i Zuckerberg o chi per lui; se non altro per come si ostina a non voler rimanere. Mentre, tutto sommato, We Are Your Friends è popolato di ragazzi che vogliono “esserci”, sebbene non sappiano come. Anche per questo il tutto risulta così maldestro e, non a caso, è già stato malamente rigettato proprio da quel pubblico a cui è rivolto.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”4″ layout=”left”]
We Are Your Friends (USA, 2015) di Max Joseph. Con Zac Efron, Emily Ratajkowski, Shiloh Fernandez, Alex Shaffer, Jonny Weston, Wes Bentley, Alicia Coppola e Jon Bernthal. Nelle nostre sale da oggi, giovedì 17 settembre.