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What We Do in the Shadows: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2014

Torino Film Festival 2014: il neozelandese What We Do in the Shadows, l’ormai celebre mockumentary sui vampiri destinato a diventare cult, è proprio quello che ci si aspetta. Con in più una confezione inattaccabile.

pubblicato 28 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:09

“The New Zealand Documentary Board presenta”… Comincia già con una prima gag sui titoli di coda What We Do in the Shadows, l’ormai celebre mockumentary sui vampiri che ha fatto parlare moltissimo sin dalla sua presentazione al Sundance 2014 e che, viaggiando in giro per i festival di tutto il mondo, ha vinto anche la sezione Midnight Madness di Toronto.

Diretto a quattro mani da Taika Waititi, qui alla sua opera terza, e Jemaine Clement, alla sua opera prima, What We Do in the Shadows rappresenta uno dei modi più intelligenti di fare un mockumentary: una premessa molto semplice che non si perde in troppi fronzoli, una sceneggiatura piena di chicche, e una tecnica sorprendentemente inattaccabile.

Una troupe ha ottenuto il permesso da un gruppo di vampiri di seguirli nella vita quotidiana in preparazione del celbre Ballo in maschera profano (capirete guardando il film di che si tratta). Viago (Waititi), 379 anni, si sveglia ogni giorno alle 18, e con molta cautela sposta le tende per vedere se fuori c’è luce o meno. Poi va a svegliare i suoi tre coinquilini: Deacon (Jonathan Brugh), 183 anni; Vladislav (Clement), 862 anni; Petyr (Ben Fransham), 8000 anni.

La convivenza è piuttosto pacifica e qualche volta in casa c’è una festa. Si tratta ovviamente di party che finiscono sempre con enormi spargimenti di sangue. Essendo vampiri, i nostri sono infatti alla costante ricerca di nuove persone vergini che possano appagare i loro appetiti. A procurar loro le persone da vampirizzare ci pensa Jackie, una donna umana che ha con Deacon un rapporto serva-padrone.

Ognuno dei personaggi ha un suo background e un carattere ben definito. Viago è un dandy del 18° secolo, molto meticoloso e preciso. Vladislav è il depravato del gruppo; non perde occasione per organizzare qualche orgia e si diverte ogni tanto nella sua camera delle torture. Ma da un po’ ormai gli è passata la voglia di seviziare vittime; esattamente da quando ha perso la battaglia contro il suo acerrimo nemico: la Bestia.

Deacon è poi il ribelle, il giovane del gruppo, pronto a far festa e follie. Petyr infine è ovviamente l’anziano del gruppo (praticamente è Nosferatu), che passa costantemente il tempo nella sua bara nel seminterrato e non partecipa alle riunioni casalinghe. Viago ogni tanto gli porta qualcosa da mangiare, come una gallina viva. Ad un certo punto a questo gruppo si aggiungerà Nick, vampirizzato da pochissimo, e che sarà un po’ la testa calda.

Lavorando sui cliché e sulle cose ovvie del mito dei vampiri (l’omoerotismo, il non potersi specchiare, la maledizione di vivere in eterno e restare sempre della stessa età), i due registi decidono di “umanizzare” questi vampiri-coinquilini e, così, decidono di girare un vampyr buddy movie. Funziona molto spesso per sketch, è vero: però l’insieme regge bene anche grazie alle centiaia di trovate esilaranti disseminate ovunque.

Ad esempio: sapete cosa succede se un vampiro mangia del cibo per umani? La risposta la troverete qui, ed è più o meno speculare alla reazione che avremmo noi nel bere litri di sangue. E ancora: che cosa capita in quelle ore che passano tra il morso di un vampiro e la trasformazione? Anche in questo caso qualcosa che ci riguarda da vicino se siamo in una certa situazione…

What We Do in the Shadows gioca col mockumentary prendendosi burla dei meccanismi di certi programmi in stile docu-reality come quelli che da noi si vedrebbero su Real Time. Lo fa con una tecnica robusta, ricca di pianisequenza orchestrati benissimo e in cui gli effetti speciali s’inseriscono in maniera notevole regalando più di qualche gradita sorpresa. E il sangue, per giunta, scorre copioso.

C’è chi vi dirà che il film ha parti più divertenti di altre, o che funziona solo parzialmente. Questione di gusti, evidentemente, perché questo è un prodotto che sfrutta al massimo le potenzialità che ha fra le mani. Funziona perché si diverte a far divertire, confidando anche nella conoscenza che tutti abbiamo di queste creature affascinanti e inquietanti che per una volta possiamo sentire vicine. Poi certo: si può essere sempre del team dei lupi mannari…

Voto di Gabriele: 8

What We Do in the Shadows (Nuova Zelanda 2014, mockumentary 86′) di Jemaine Clement e Taika Waititi; Jemaine Clement, Taika Waititi, Jonathan Brugh, Cori Gonzalez-Macuer, Stuart Rutherford, Ben Fransham.

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