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Woody Allen: “Al cinema piango continuamente”

Oggi vi proponiamo un’intervista del 2012 di TheTalks a Woody Allen

di carla
pubblicato 14 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 05:11

Woody Allen è uno dei miei registi preferiti. Ecco perché oggi vi propongo una sua intervista del 2012 rilasciata al sito TheTalks. E’ passato del tempo, è vero, ma le domande sono così generalizzate (e le risposte così interessanti) che vale la pena una lettura.

    Mr. Allen, credi davvero che la felicità nella vita sia impossibile?
    Questo è il mio punto di vista ed è sempre stata la mia prospettiva della vita. Ho una visione molto triste e pessimistica della vita. Ce l’ho da sempre, fin da quando ero un ragazzino. (…) Uno deve avere le proprie illusioni per vivere. Se si guarda alla vita onestamente e chiaramente, la vita diventa insopportabile perché è un impresa piuttosto triste, bisogna ammetterlo.

    E’ difficile immaginare Woody Allen avere una vita così dura…
    Sono stato molto fortunato. Ma non sono bravo nelle cose semplici. Le cose che sono un gioco da ragazzi per la maggior parte delle persone sono un trauma per me.

    Mi puoi fare un esempio?
    Il check-in in un aeroporto o in hotel, gestire i miei rapporti con gli altri, andare a fare una passeggiata, andare in un negozio… Ho lavorato sulla stessa macchina da scrivere da quando avevo sedici anni e sembra ancora come nuova. Tutti i miei film sono stati scritti su quella macchina da scrivere, ma fino a poco tempo fa non sapevo cambiare il nastro. Ci sono stati momenti in cui volevo invitare la gente a cena, soltanto perché così qualcuno avrebbe cambiato il nastro. E’ una tragedia.

    E le cose belle della vita?
    La vita è piena di momenti belli: vincere una lotteria, una bella donna, una grande cena; ma il tutto è tragico. E’ un’oasi molto piacevole. Prendete un film come Il settimo sigillo di Ingmar Bergman. E’ un film di grande tragedia, ma c’è un momento in cui i bambini bevono latte e mangiano fragole selvatiche. Ma poi quel meraviglioso momento passa e si torna a ciò che l’esistenza è veramente.

    Sei ugualmente pessimista sull’amore?
    Dipende dalla fortuna. La gente dice che se si vuole avere un buon rapporto, ci si deve impegnare. Secondo me devi solo amare. Non si può lavorare ad un rapporto, non si può controllare. Devi essere fortunato. Se non siete fortunati bisogna essere preparati per un certo grado di sofferenza. Ecco perché la maggior parte dei rapporti sono molto difficili e hanno un certo grado di dolore. Le persone stanno insieme per inerzia, non hanno l’energia. Perché hanno paura di essere soli.

    Un uomo può amare due donne nello stesso tempo?
    Più di due (ride). Secondo me si può. Ecco perché il romanticismo è una cosa molto difficile e doloroso, molto difficile, una cosa molto complicata. Puoi stare con tua moglie, molto felicemente, e poi incontri una donna e la ami. Ma tu ami tua moglie, troppo. E amate anche l’altra. Oppure, lei ha incontrato un uomo e lo ama e ama te. E poi incontra qualcun altro… perché solo tre persone?

    Ti capita mai di piangere?
    Al cinema piango continuamente. In Hannah e le sue sorelle c’era una scena in cui dovevo piangere, e hanno provato di tutto, ma era impossibile farmi piangere. Hanno fatto esplodere della roba davanti a me e non riuscivo a piangere, ma al cinema piango. E’ come una magia. Alla fine di Ladri di biciclette o di Luci della città. E’ l’unico posto, quasi mai nella vita.

    Hai recitato in quasi tutti i tuoi film, ma negli ultimi anni sei apparso di meno. Perché?
    Solo perché non c’è una buona parte. Potete immaginare quanto sia frustrante quando faccio questi film con Scarlett Johansson e Naomi Watts e io sono il regista. Non mi piace. Mi piace essere con loro.

    Qual è la tua opinione sulla vecchiaia?
    E’ un affare schifoso. Non c’è alcun vantaggio a invecchiare. Non diventi più intelligente, più saggio, più gentile, non succede niente di buono. La schiena ti fa male di più, hai problemi di digestione, la vista non è buona, hai bisogno di un apparecchio acustico.

    Pensi mai di smettere di fare film?
    Semplicemente mi piace lavorare. Come artista mi sono sempre sforzato verso un traguardo finale, ma non mi sembra mai di raggiungerlo. Faccio un film, e il risultato avrebbe potuto sempre essere migliore. Ne faccio un altro e riesce ancora. In qualche modo lo trovo divertente. Non faccio il mio lavoro per fare soldi o per battere i record al box office, semplicemente provo le cose. Che cosa accadrebbe se dovessi raggiungere la perfezione ad un certo punto? Cosa farei?

Fonte: TheTalks