Words and Pictures: Recensione in Anteprima
Commedia brillante dal romanticismo misurato, Words and Pictures si affaccia con leggerezza all’annosa questione relativa a cosa sia più efficace tra parola e immagine. Con un ritrovato Clive Owen
Fosse stato Word and Picture, al singolare, il titolo di questo film, il messaggio sarebbe stato eccessivamente esplicito. Ma soprattutto discutibile. Tuttavia gli autori hanno preferito omettere una misura che avrebbe semplicemente posto un definitivo sigillo su un film in cui la deriva allegorica è quantomeno sospetta. Spieghiamo.
Jack Marcus (Clive Owen) è un colto e appassionato insegnante di Inglese, tutt’altro che ordinario, che ha una visione piuttosto particolare riguardo a ciò che debba essere l’insegnamento, specie ai giorni nostri – per cui un vago eco del professor Keating de L’attimo fuggente. Dina Delsanto (Juliette Binoche) è invece una pittrice che si è appena trasferita nel Maine da New York per insegnare Arte nella stessa scuola di Jack. Due approcci analoghi quanto al metodo, sebbene totalmente divergenti siano le posizioni in merito ad altro: lui predilige le parole, verso le quali coltiva una fede oltremodo fervorosa; lei invece è figlia del motto «un’immagine vale più di mille parole».
Come conciliare queste due opposte posizioni? Impensabile senza prima passare da una guerra aperta. Il loro campo di battaglia diventa la scuola, mentre i soldati sono gli studenti, sballottati dai due professori mentre si consuma questo scontro senza esclusioni di colpi. Perché Words and Pictures è una commedia, a tratti brillante, che pur non aspirando a dare ragione di un quesito così “alto”, tenta comunque di non lasciare indifferenti a riguardo.
E alludevamo all’allegoria qualche rigo più su, perché per buona parte del film Jack e Dina sembrano personificare ciò che a ciascuno di loro sta rispettivamente più a cuore, uno la parola, l’altra l’immagine. Approdo che in quasi tutti i casi sarebbe stato, non a torto, stroncato, ma che stavolta può considerarsi per lo meno accettabile alla luce del tenore. Un tenore contraddistinto da briosi dialoghi, specie quando il botta e risposta ha a che fare coi due professori.
Ma chiaramente le tracce sono svariate. Si parla di adolescenza, quel periodo fondamentale in cui ci si appresta a diventare ciò che si potrebbe essere per tutta la vita (così dicono). Ed allora l’elevato diverbio tra Jack e Dina viene a tratti alternato con qualche fugace accenno a questa fascia d’età i cui appartenenti, come dice Jack, sono stati letteralmente inibiti dai social e da internet in generale, per cui lo studio altro non è che un modo per collezionare voti. C’è da capirlo: il professor Marcus è un ex-scrittore che non pubblica nulla da anni, e a quanto pare non è solo questo il motivo per cui ci dà giù pesante con la vodka. La newyorkese, invece, soffre di una forma di reumatismo cronico, che è anche la ragione per cui da mesi fatica a dipingere un quadro che le piaccia.
Va perciò scissa la vocazione romantica del film, da quella tendente ad argomentazioni più fredde, quasi analitiche nel loro procedere. Words and Pictures è infatti più efficace in relazione ai quesiti che pone, alle tematiche su cui si attarda; altra cosa è la costruzione della vicenda, piuttosto blanda, riscattata per lo più da due buone prove da parte della Binoche e di Owen, quest’ultimo in particolar modo. Certo, il regista Schepisi ci mette del suo nell’evitare che l’intera opera si risolva nella piattezza che su carta ci si aspetterebbe, ma non può certo fare miracoli ed il suo contributo è comunque più modesto rispetto ai due protagonisti.
Ad ogni modo abbiamo già evidenziato che il discorso si muove su binari nient’affatto pretenziosi, anzi. Il sottotesto amoroso non è nemmeno l’unico che smussa gli angoli, perché in mezzo c’è spazio anche per i drammi personali, le noie e le incomprensioni su cui però ci si sofferma con garbo, ché eccedere avrebbe guastato tutto. Ed allora Words and Pictures cerca di prendere per il colletto ma con delicatezza, nel tentativo quantomeno di parlare o di suscitare il sempre attuale dibattito che vede da un lato la parola (scritta o parlata) e dall’altro l’immagine (concreta o astratta). Senza accademismi di sorta, ma con il discreto desiderio di interrogarsi ancora una volta su questa eterna diatriba. Ammesso che sia tale, ovvero uno scontro.
Voto di Antonio: 6
Words and Pictures (USA, 2014) di Fred Schepisi. Con Clive Owen, Juliette Binoche, Christian Sheider, Keegan Connor Tracy, Bruce Davison, Adam DiMarco, Valerie Tian, Navid Negahban, Janet Kidder, David Lewis, Eva Allan, Garwin Sanford, Patrick Gilmore e Jocelyn Ott. Nelle nostre sale da giovedì 13 novembre.